In una sezione è stato ricostruito il centro vitale della famiglia contadina: la cucina. Intorno al grande camino la famiglia si riuniva e, soprattutto in inverno, conversava sugli eventi della giornata. Al centro del camino si trova la caratteristica “quatara”, caldaia in rame per cucinare, letipiche “pignate”, recipienti in terracotta per la cottura dei legumi, la rattacasu (grattuggia), le “bbrocche d'acqua”(brocche). Le mattrabanche (madie) con tutti gli utensili da cucina completano gli ambienti.
Lu cofanu
Accanto ad un'antica cisterna si trova una “pila” (vasca in pietra leccese) usata dalle famiglie per il bucato. Elemento essenziale per il bucato ra un recipiente in terracotta, di forma tronco-conica rovesciata, lu cofanu, con un foro alla base per la fuoriuscita della liscivia. Gli ingredienti principali per realizzare un buon bucato erano cenere, sapone rosso e acqua bollente. Molto importante era la scelta di una buona legna per la produzione della cenere; dalla qualità di quest'ultima, infatti, dipendeva la bianchezza dei panni lavati. Le fasi del bucato, effettuato una volta a settimana, sono diverse e durano almeno due giorni. Giorni tradizionali di quest'attività erano la domenica ed il lunedì. Il primo giorno, infatti, le donne eseguivano una prima lavatura, a mano, nella pila di pietra; i panni lavati erano poi sistemati nel cofanu, a pati (strati). Il sapone era sistemato ogni due strati; sul patu superiore era collocato il cinneraturu ossia il panno bianco contenente la cenere, chiuso a sacchetto. Si versava acqua bollente più volte, la “ncofenata”, a seconda del grado di sporcizia. La “scofenata” invece consisteva nel togliere le robbe dal cofanu, sciacquarle e spanderle al sole.